LA RIVOLUZIONE MATEMATIVA DI EMMA CASTELNUOVO

E perché i suoi insegnamenti sono ancora così attuali

23 settembre 2024

di Franco Lorenzoni

Ieri a Cenci si è conclusa la ventitreesima edizione dell’Officina matematica fondata da Emma Castelnuovo nel 2002.
Mi fa piacere ricordare qui alcuni motivi per i quali sono ancora così attuali i suoi insegnamenti, le sue ricerche e i materiali che ha inventato con allieve e allievi, per rendere la matematica accessibile a tutti.

“Dal primo giorno in cui entrò nella scuola Emma Castelnuovo si pose la questione di come avvicinare ragazze e ragazzi alla matematica, sperimentando molto concretamente come fosse possibile appassionare a una disciplina troppe volte resa ostica nella scuola.

“Le mani sono più democratiche della testa”, sosteneva, perché manipolando stecchini ed elastici e trasformando figure sul piano e nello spazio tutti possono arrivare a capire anche gli argomenti più complessi. Bisogna tuttavia “dare ai ragazzi il tempo di perdere tempo”, cioè la possibilità di soffermarsi sulle cose. “Nella scoperta matematica la fantasia si unisce alla logica ed io vorrei sollecitare a porsi domande, a cadere in errore e poi a rendersi conto dell’errore, a prendere insomma parte attiva alle attività come un ricercatore”.

Tutti sappiamo quanto la scuola abbia bisogno di grande respiro culturale e quanto poco e spesso male si investa nella formazione dei docenti. Di fronte ai risultati deludenti riguardo alla qualità dell’apprendimento della matematica nelle nostre scuole, tornare alle proposte di Emma Castelnuovo può aiutare ragazze e ragazzi a ritrovare quei collegamenti con la natura, l’arte, l’architettura e la bellezza, che tanto possono contribuire ad avvicinarli e appassionarli a una disciplina che spesso si insegna in modo freddo. Aiuta proporre loro anche una relazione viva con la storia, perché avere cognizione dei tempi e dei contesti culturali in cui si è arrivati alle diverse scoperte matematiche porta a considerare questa disciplina come una ricerca in movimento, sempre legata alla realtà.
Quando Emma stava per compiere cento anni le chiesi qual era l’argomento che più le piaceva presentare ad allieve e allievi, accusati spesso a torto di superficialità. Mi rispose: l’infinito e l’infinitesimo. E allora mi domando: non sarà che siamo noi insegnanti ad avere paura di offrire ai ragazzi argomenti grandi e pieni di senso, con cui ingaggiare un salutare corpo a corpo?

IMPARARE INSEGNANDO

Uno degli strumenti di approfondimento e verifica del lavoro per Emma Castelnuovo era costituito dalle “esposizioni matematiche”, in cui i suoi allievi insegnavano a compagni di altre classi e agli adulti argomenti e scoperte matematiche che avevano esplorato, attraverso cartelloni e costruzioni. L’efficacia di questo percorso, che ha portato alcune sue classi a esporre i loro lavori in diversi paesi d’Europa, si è rivelata nei suoi aspetti più rivoluzionari quando Emma Castelnuovo, una volta andata in pensione, fu chiamata dall’UNESCO a formare dei docenti in Niger. Ribaltando le consuetudini della cooperazione, invece di lavorare con docenti e dirigenti, Emma chiese di poter operare direttamente in una classe. In poche settimane di intensissimo lavoro organizzò una esposizione in cui le ragazze e i ragazzi africani erano protagonisti. La sua battaglia contro una matematica “presentata in modo così astratto da schiacciare le intelligenze” aveva portato quella classe a insegnare ai loro docenti e dirigenti un modo di imparare che nasce dalla fiducia nella propria intelligenza, di cui tutti hanno diritto.

Quando si coopera per realizzare un’impresa comune, come accade quando si prepara un’esposizione matematica o si fa teatro o musica insieme, tutti tengono molto a che ciascuna e ciascuno dia il meglio di sé perché cooperare motiva, dà senso al fare e allo studiare, rallegra.
E’ ciò di cui Emma Castelnuovo fu sempre stata convinta, perché già nella prefazione del suo primo libro, scritto nel 1949, sosteneva che è “necessario animare la naturale e istintiva curiosità che hanno i ragazzi dagli 11 ai 14 anni accompagnandoli nella scoperta delle verità matematiche, trasmettendo l’idea di averlo fatto per se stessi”. Per se stessi, appunto.

Nella foto sperimentiamo insieme la possibilità di scoprire il diametro della Luna giocando con luci e ombre di diverse sfere, angoli, triangoli e proporzioni, come fece qualche secolo fa Aristarco, da cui ci è giunta una lettera sabato a Cenci…

Queste righe sono tratte da un mio intervento sull’ascolto, presente in un ricco libro collettivo intitolato “ALFABETO DELLA SCUOLA DEMOCRATICA”, che Christian Raimo ha curato per le edizioni Laterza

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