Le radici e gli orizzonti di una casa-laboratorio

7 aprile 2025

di Franco Lorenzoni

Ben prima che esistessero nel mondo la lettura e la scrittura donne e uomini delle culture più diverse hanno sempre dedicato al cielo i loro sguardi. Hanno imparato a leggere i movimenti dei corpi celesti e hanno organizzato i loro spazi e dato un ordine al tempo a partire da una relazione intensa e continuata con il cielo. Oggi il cielo è uno dei grandi territori dimenticati e anche la scuola lo considera assai poco, pur essendo lì a disposizione ognigiorno, sopra l’orizzonte, forse perché gratuito e poco virtuale.
Quando cominciammo a immaginare la nostra casa-laboratorio pensammo a un luogo isolato, lontano dall’abitato, da dove si potesse vedere
bene il cielo. Cenci nacque nell’estate del 1980.

Dal 1977 facevo parte del Movimento di Cooperazione Educativa e quando decisi di andare a vivere in campagna avevo il desiderio di abitare in una casa grande e ospitale, dove potessero svolgersi gli stage residenziali che organizzavamo con il MCE romano, che tanto mi avevano formato ed emozionato. Da quell’esperienza venne l’idea di costruire una casa-laboratorio, ma pertrasformare quel rudere in una casa ospitale ci vollero molte stagioni e fu necessaria una grande disponibilità e spirito di adattamento agli ospiti dei nostri primi stage residenziali, perché furono accolti in condizioni davvero spartane.

Nel gruppo originario che fece nascere Cenci c’erano alcune insegnanti del MCE e Sista Bramini, un’attrice e regista che poi fondò la compagnia teatrale O Thiasos-TeatroNatura. Quando abbiamo cominciato a portare i nostri allievi nella campagna umbra desideravamo dare loro la possibilità di vivere per quattro o cinque giorni in un luogo dove si potesse fare tutto ciò che a scuola non si può fare: scatenarci in corse a perdifiato, esplorare il bosco, camminare nella notte, accendere un fuoco e naturalmente osservare il sorgere di stelle e pianeti o, qualche volta, attendere l’alba in silenzio. A nutrire quelle prime sperimentazioni c’erano tre esperienze che ci avevano particolarmente segnato: il teatro di partecipazione, l’ascolto come fondamento educativo e una relazione con il cosmo da riscoprire e approfondire.

Nella primavera del 1982 avevamo ospitato a Cenci, per tre mesi, il Teatro delle sorgenti di Jerzy Grotowsky, noto regista polacco che negli anni Cinquanta rivoluzionò il ruolo dell’attore con il suo Teatro povero. Quando lo ospitammo il cuore della sua ricerca riguardava il corpo, la percezione e la qualità dell’attenzione. Le azioni nella natura che proponevano le guide di quella particolare forma di parateatro, rielaboravano pratiche provenienti da culture diverse alla ricerca di una sorta di sanscrito corporeo, fondato su proposte “elementarmente umane”, che favorivano la concentrazione e indagavano alcune azioni organiche che si riteneva precedessero ogni differenziazione culturale. Il gruppo era infatti composto da un colombiano, un peruviano, una polacca e due indiani. Un’altra fonte di ispirazione derivava dai laboratori per adulti che vivevamo all’interno del MCE romano. Un gruppo molto attivo e vivace che in quegli anni stava elaborando, grazie al contributo di molte e molti e in particolare di Alessandra Ginzburg, una pedagogia dell’ascolto che metteva al centro di ogni pratica educativa la reciprocità e una nuova attenzione verso il pensiero infantile, valorizzato da una didattica fondata su esperienze significative e coinvolgenti e da una continua pratica del dialogo.

La terza fonte riguardava l’amore per il cielo, accresciuta dalla presenza a Cenci di Nicoletta Lanciano, un’astronoma con cui cominciammo a progettare azioni e costruzioni che portassero partecipanti di ogni età a riscoprire quanto concetti fondanti del nostro ragionare, come spazio e tempo, si siano andati definendo a partire da osservazioni, calcoli e relazioni intense con il cosmo, elaborate nei secoli da culture di ogni latitudine. La prima mostra che documentò il nascere dei nostri campi scuola, la intitolammo infatti Il cielo negli occhi.
Poi arrivò Nora Giacobini, tra le fondatrici del MCE e straordinaria innovatrice della didattica della Storia, che una volta andata in pensione scelse di venire a Cenci, restando a viverci dal 1985 al 1998, portando tra noi la sua passione per la cultura dei nativi americani.
Una reazione viva con altre culture Cenci l’ha ricercata in varie forme: indagando sulle forme della narrazione orale e ospitando un gruppo di artisti indiani che proponevano danze e canti tradizionali tutte le estati ad agosto; organizzando un gemellaggio tra alcune scuole umbre e scuole della regione maya Ixil del Guatemala, che prevedevano ospitalità reciproche di insegnanti; sostenendo alcune scuole del villaggio di Aiuub, nel sud della Somalia, e ospitando diverse artiste e artisti provenienti da Polonia, Colombia e Iran.

Per un rovesciamento dei ruoli

Nei campi scuola che organizziamo da 40 anni la proposta che facciamo alle e agli insegnanti che portano le loro classi a Cenci è quella di affidarsi e di cambiare ruolo, avendo la possibilità di osservare le loro alunne e alunni in una prospettiva non scolastica.
Le nostre operatrici e operatori, infatti, guidano tutte le attività e abbiamo constatato molte volte che, cambiando luogo e contesto, ragazze e ragazzi rivelino qualità e tratti del loro carattere che spesso stupiscono compagni e insegnanti.
Tra le nostre operatrici e operatori c’è chi viene dal teatro o dalla danza, chi dal volontariato educativo, dall’artigianato, dalla ricerca scientifica o dall’impegno sociale. Queste diverse passioni e occupazioni nutrono l’impegno educativo e la ricerca di Cenci perché nessuno, a parte le nostre meravigliose cuoche, lavora solo a Cenci. Ci siamo poi noi che abitiamo o frequentiamo la casa-laboratorio da più anni, che garantiamo alle operatrici e operatori una formazione continua, insieme a corsi di formazione residenziali per docenti su diversi temi: dall’Astronomia alla Narrazione orale, dalle riflessione sull’apprendimento della lingua in un laboratorio che chiamiamo Testo e contesto all’Officina matematica,
fondata a Cenci nel 2002 da Emma Castelnuovo, straordinaria innovatrice della didattica della matematica.

Negli anni Duemila, con l’arrivo di Roberta Passoni, che ora coordina le attività educative della casa-laboratorio, il tema dell’inclusione e di un’attenzione particolare ad ogni tipo di fragilità ha profondamente arricchito la nostra ricerca. Ma per raccontare le nuove sfide che ci stanno particolarmente a cuore, lascio la parola a Roberta Passoni.

Questo articolo è incluso nella rivista Tuttoscuola ed è il primo di quattro pubblicazioni settimanali che usciranno su questo blog durante tutto il mese di Aprile

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